Mostra fotografica di OSCAR ROVELLI 9 – 23 luglio SPAZIO°Z

Scritto da il 7 Luglio 2017

SGUARDI DI/STORTI

Il viaggio fotografico di OSCAR ROVELLI attorno a Cattolica

Oscar Rovelli, cittadino di Cattolica, non ha alcuna referenza o curriculum da esibire. In passato ha praticato molto saltuariamente la fotografia grazie una Zenith russa e – a dirla tutta – oggi non possiede nemmeno una macchina fotografica. Essa, del resto, è per lui un semplice oggetto d’uso da usare quando serve, tecnicamente riducibile alla sua essenza: un obbiettivo, un pulsante di scatto, un supporto su cui registrare l’immagine. Punto.
Possiamo definire Rovelli, in sostanza, un “fotoamatore non-evoluto”, se non addirittura un “non-fotografo”.

Coerentemente, questa mostra è stata realizzata con una macchina avuta in prestito, utilizzata girando nel 2014 per la città in cui abita fotografando le cose che lo colpivano, da lui poi organizzate per temi, così come li vediamo esposti nella mostra:

– La Strada

– Il Tempo

– Le Cose Storte

– La Mundezza

– la Sorte e la Morte

Che motivo di interesse possono avere queste fotografie?

Ecco: esse sono, per così dire, “pure”. Il massimo possibile di anti-accademismo, limite oltre il quale esiste solo l’ignoranza. Queste immagini non hanno condizionamenti legati al mondo e/o al rituale della fotografia. Non esiste il feticcio della macchina-con-l’obbiettivo-più-lungo-del-tuo. Non si cerca l’effetto facile… perché non si sa nemmeno che esiste, nè si cerca un osservatore da compiacere o compiacente. La fotografia è riportata alla sua essenza primigenia: quella documentaria.
«Questo è, per me. Poi, fate un po’ voi…», sembra suggerire Rovelli.

Questo contesto “anarchico”, in cui l’occhio spazia libero a 360°, è sorretto tuttavia da un innato seppur inconsapevole senso della composizione, che riporta il tutto ad una visione estetica e quindi costruita, per cui le foto appaiono comunque “inquadrate” e gli elementi appaiono in singolare bilanciamento tra di loro. Ma non è una scelta sofisticata, quanto piuttosto un gioco di incastri che va rispettato, una regola che preesiste a prescindere, una intuizione da seguire, perché dietro non c’è nessuna scuola, nessun training, nessun riferimento culturale.
Le foto sono digitali, d’accordo, ma Rovelli non possiede un computer né è interessato ad usarlo, sicchè per vederle ha dovuto fare come gli antichi: portarle a stampare. Quelle stesse stampe sono diventate – selezionate – l’oggetto della mostra e ora sono lì, originali unici. Infatti, non esistono più i supporti digitali su cui erano state registrate (inutile fare domande in merito). Scomparsi i supporti, rimane solo la analogicissima carta, le foto non sono più replicabili a partire da una matrice, per cui la copia cartacea diventa originale essa stessa ed acquista il sapore dell’opera “unica”. Parimenti, non è più possibile – come per tutte le fotografie del mondo – riprodurle come “multiplo” ma solo come “copia”. Proprio come per le opere pittoriche.

Il viaggio di Rovelli, assolutamente personale, non contempla la presenza dell’uomo – metafisicamente assente – ma solo quella di una Natura osservata attraverso ed “oltre” gli effetti materiali, spesso disarmonici, che tale presenza produce: così, tutto appare naturale o “naturalizzato”, anche i tubi corrugati abbandonati ad un lato della strada.

L’ homo rovellianus (!) subisce il corso degli eventi, belli o brutti che siano, mostrandone l’artificiale costante e irrimediabile imperfezione, attraversata dalla lontana ed irraggiungibile grandezza naturale: segnali della nostra drammatica fragilità.      [M.C.]

La esposizione inaugura DOMENICA 9 LUGLIO alle ore 20:30 con musica e rinfresco presso lo SPAZIO°Z di Cattolica (Via V. Del Prete 7/A) e chiude DOMENICA 23 LUGLIO alle ore 23:00.
L’apertura è tutti i VENERDI, SABATO e DOMENICA dalle ore 20:30 alle 23:00.
Ingresso libero.


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